Modifica dell’identità di genere e riconoscimento del nuovo status personale nell’Unione europea

La Corte di Giustizia Ue si è pronunciata sul caso di un cittadino rumeno registrato all’anagrafe come donna, che chiedeva al proprio Stato di ottenere il rilascio di un nuovo certificato di nascita contenente le menzioni relative al riconoscimento della sua identità di genere maschile acquisita nel Regno Unito.

Modifica dell’identità di genere e riconoscimento del nuovo status personale nell’Unione europea

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE), su richiesta del tribunale di Bucarest, ha emesso una decisione riguardante la modifica dell'identità di genere per i cittadini dell'UE.

Un cittadino rumeno, originariamente registrato come donna alla nascita, si trasferì nel Regno Unito, prese la cittadinanza britannica e successivamente cambiò il suo nome e titolo da femminili a maschili, ottenendo il riconoscimento legale della sua identità di genere come uomo. Dopo aver ottenuto la documentazione nel Regno Unito, chiese alle autorità rumene di annotare tali cambiamenti sul suo certificato di nascita in Romania, dove manteneva la cittadinanza. Tuttavia, le autorità rumene respinsero le richieste e suggerirono di avviare un nuovo processo di cambiamento di genere davanti ai tribunali rumeni.

Per effettuare la modifica del suo nome, sesso e codice personale, il richiedente si rivolse al tribunale di Bucarest, che a sua volta consultò la CGUE, chiedendo se la normativa nazionale che aveva portato al rifiuto delle autorità rumene fosse in linea con il diritto dell'Unione e se la Brexit potesse avere un impatto sulla questione.

La CGUE ha stabilito che negare il riconoscimento dei cambiamenti di nome e identità di genere avvenuti legalmente in un altro Stato membro violava il diritto dell'Unione, indipendentemente dal momento in cui fosse stata fatta la richiesta, incluso il periodo successivo alla Brexit. La Corte ha sottolineato che il rifiuto del riconoscimento di un cambiamento di genere da un altro Stato membro andava contro il diritto alla libera circolazione e soggiorno, in quanto il genere, come il nome, è essenziale per l'identità personale.

Infine, la Corte europea ha chiarito che non è giustificato costringere l'interessato a iniziare un nuovo processo per il cambiamento di genere nel suo Stato di origine, poiché ciò potrebbe comportare risultati diversi da quelli legalmente riconosciuti nel paese dove sono avvenuti i cambiamenti.

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