Riscatto anni di laurea: non è possibile cambiare sistema pensionistico al momento del pensionamento

La sentenza numero 112/2024 ha dichiarato che non ci sono problemi di legittimità costituzionale nelle leggi che regolano il sistema pensionistico italiano, ovvero l'articolo 1, comma 13, della legge numero 335/1995 (nota come Riforma Dini) e l'articolo 1, comma 707, della legge numero 190/2014 (Legge di stabilità 2015). Questa decisione è arrivata dopo che il Tribunale di Roma, in qualità di giudice del lavoro, aveva sollevato dubbi sulla loro validità.

La questione affrontata dalla Consulta riguardava il diritto di un lavoratore di "neutralizzare" i contributi versati per il riscatto degli anni di studio universitario. Questo avrebbe permesso al lavoratore di uscire dal sistema retributivo, che era stato applicato in seguito al riscatto degli anni di laurea, e di entrare nel sistema misto, che al momento della pensione avrebbe potuto risultare più vantaggioso.

La Corte ha spiegato che il concetto di neutralizzazione può essere applicato solo all'interno del sistema retributivo. Serve a evitare che i contributi versati alla fine della carriera lavorativa, quando magari lo stipendio è più basso, possano ridurre la pensione che il lavoratore avrebbe già maturato. Quindi, non è possibile decidere quale sistema di calcolo della pensione utilizzare solo al momento del pensionamento, perché questo andrebbe contro il principio di certezza del diritto, che deve governare il sistema previdenziale.

Inoltre, è stato anche sottolineato che lo scopo del riscatto degli anni di laurea è semplicemente quello di aumentare il periodo di contribuzione, non di permettere ai lavoratori di scegliere il sistema pensionistico più conveniente al momento della pensione.