tagli al volto e alla gola: logico parlare di sfregio permanente del viso

irrilevante, chiariscono i giudici, il fatto che la vittima possa con appositi trattamenti e con il passare degli anni mascherare la ferita, ovvero renderla meno evidente

tagli al volto e alla gola: logico parlare di sfregio permanente del viso

Drammatico esito per un litigio originato da una rivalità radicata e legata al mercato degli stupefacenti: una delle persone coinvolte viene ferito con un coltello al volto e alla gola. Legittimo, secondo i giudici, valutare tali lesioni come uno sfregio permanente del viso. Questa la posizione assunta dai giudici (sentenza numero 36061 del 26 settembre 2024 della Cassazione), i quali chiariscono che, in materia di lesioni personali, lo sfregio permanente del viso consiste nel turbamento irreversibile dell’armonia e dell’euritmia delle linee del viso, non rilevando la possibilità di eliminazione o attenuazione del danno fisionomico mediante trattamenti di chirurgia facciale. Per quanto concerne, poi, la valutazione della natura deturpante della lesione, essa deve basarsi, precisano i giudici, su elementi oggettivi, come consulenze tecniche e documentazione fotografica, e non solo sulla mera localizzazione della ferita rispetto all’area facciale. Proprio ragionando in questa ottica, i giudici non hanno manifestato dubbi rispetto all’episodio oggetto del processo: la lesione riportata dalla persona offesa deve, senza alcun dubbio, essere qualificata come uno sfregio permanente e non come una semplice lesione, e ciò innanzitutto alla stregua della consulenza tecnica che ha chiaramente qualificato in tal modo detta ferita e delle foto in atti dalle quali risulta evidente che la ferita è consistita in due tagli effettuati con una lama sul volto e sulla gola della vittima, evidentemente finalizzati a sfregiare. In particolare, viene evidenziato che il taglio sul volto va dall’orecchio alla guancia della persona offesa, raggiungendo quasi le labbra: palese, quindi, la sua natura deturpante. Natura che deve ritenersi certa e indiscutibile, secondo i giudici, non essendo fondata l’affermazione della sua non irreversibilità, dal momento che la guarigione di una lesione simile comporta il permanere di una cicatrice a sua volta deturpante. Irrilevante, poi, in quest’ottica, il fatto che la vittima possa con appositi trattamenti e con il passare degli anni mascherare la ferita, ovvero renderla meno evidente.

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