Assolta la donna vittima di violenza domestica che testimonia il falso per paura di ritorsioni

Il caso in questione ha origine dal ricorso presentato da una donna contro la sentenza della Corte d'Appello che aveva confermato la sua condanna per falsa testimonianza

Assolta la donna vittima di violenza domestica che testimonia il falso per paura di ritorsioni

La ricorrente aveva dichiarato il falso, negando i maltrattamenti riportati nella denuncia contro il suo ex convivente. La donna, in fase di ricorso, esprime la sua delusione per il rigetto della scriminante dello stato di necessità, basata sul timore di ritorsioni da parte del suo ex compagno. Questa paura derivava sia dagli atti violenti dell'uomo che dalla sua presenza in aula durante l'interrogatorio.

La Corte di cassazione ha accolto il ricorso della donna, criticando la decisione della Corte di Appello che aveva escluso la scriminante in questione facendo riferimento a una mancanza di pericolo immediato per la donna al momento della falsa testimonianza.

Secondo la Suprema Corte, il ragionamento dei giudici di appello si basava solo sull'assenza di riferimenti a minacce subite dalla donna prima dell'interrogatorio, senza considerare tutte le circostanze del caso, tra cui il breve intervallo temporale tra i maltrattamenti subiti, l'ambiente non protetto dell'interrogatorio e le minacce da parte dell'ex compagno, come riferito dalla donna.

La Cassazione ha deciso quindi di annullare la sentenza di appello, in quanto non considera l'azione della donna come un reato, basandosi sul confronto diretto tra la donna e l'ex compagno durante l'istruttoria dibattimentale, soprattutto alla luce dei maltrattamenti subiti e delle minacce pregresse, che avrebbero potuto "attualizzare" il senso di pericolo percepito dalla donna, spingendola a rendere dichiarazioni false (Cass. n. 30592 del 25 luglio 2024).

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