Collaborazione impossibile: quale disciplina applicare?
Il criterio decisorio da applicare nel caso in cui sia stata dichiarata “impossibile” o “inesigibile” la collaborazione con la giustizia, con riferimento a un reato commesso prima dell’entrata in vigore della riforma di cui al d.l. n. 162/2022

Il ricorrente era stato condannato per un grave crimine di estorsione, commesso su richiesta del padre, un membro importante di un clan mafioso attualmente detenuto. Dopo aver scontato parte della sua pena, chiedeva di essere affidato ai servizi sociali, ma il Tribunale di sorveglianza respingeva la richiesta, sostenendo che l'uomo manteneva legami con l'organizzazione criminale.
Il ricorrente presentava un ricorso contro questa decisione, per mancata prova che siano venuti meno i contatti con la criminalità organizzata.
La Corte Suprema accoglieva il ricorso, esaminando le norme in vigore riguardanti la collaborazione con la giustizia quando diventa impossibile o inesigibile.
Precedentemente, la legge stabiliva che i benefici penitenziari potevano essere concessi solo a coloro che avevano collaborato con la giustizia in modo benefico. Tuttavia, la Corte Costituzionale aveva dichiarato incostituzionale questa norma, aprendo la possibilità ai detenuti di ottenere tali benefici anche senza aver collaborato, a condizione che dimostrassero di non avere più legami con la criminalità.
Successivamente, con un'altra modifica legislativa, è stata introdotta una distinzione tra mancata collaborazione volontaria e impossibile o inesigibile. Questo ha portato a un'unica e più rigorosa prova per dimostrare l'assenza di legami criminali, nonostante le argomentazioni per la mancata collaborazione siano prese in considerazione.
È stata anche introdotta una disciplina transitoria per i detenuti con problemi di collaborazione e che sono stati condannati prima di questa nuova normativa. Il Tribunale di sorveglianza ha l'obbligo di verificare se sussistono collegamenti con la criminalità e non solo l'assenza del rischio di ristabilire tali legami.
La Corte Suprema ha deciso che nel caso del ricorrente dovrebbe applicarsi la disciplina transitoria, dove il Tribunale di sorveglianza deve dimostrare l'assenza di collegamenti con la criminalità senza richiedere il rigoroso standard probatorio precedentemente necessario. Questo perché, sebbene la collaborazione sia stata considerata impossibile, la motivazione deve concentrarsi esclusivamente sul presente e non sull'eventuale ripristino di legami criminali.