La gelosia può determinare la sussistenza della circostanza aggravante dei futili motivi

Il movente della gelosia può determinare la sussistenza della circostanza aggravante comune dei futili motivi, se essa è espressione di un abnorme stimolo possessivo e il reato viene commesso quale punizione di quello che viene percepito come atto di insubordinazione.

La gelosia può determinare la sussistenza della circostanza aggravante dei futili motivi

La gelosia, quando diventa un motivo incontrollabile di possessività, può costituire una circostanza aggravante comune chiamata "futili motivi". Questo può accadere quando una persona percepisce un gesto come un atto di disobbedienza da parte del partner e reagisce commettendo reati con l’intento di punire.

In una sentenza recente della Corte di cassazione, il ricorrente aveva contestato l'applicazione di questa aggravante in un caso di stalking contro l'ex moglie e omicidio del nuovo compagno. La difesa sosteneva che la gelosia del colpevole non fosse eccessiva e che non intendesse punire l'ex moglie, considerata infedele già durante il matrimonio.

I giudici, tuttavia, hanno valutato come prova significativa l'espressione "bastardo ti sei divertito" rivolta alla vittima dell'omicidio. Inoltre, hanno preso in considerazione la frustrazione del ricorrente per i comportamenti passati dell'ex moglie, interpretati come segni di tradimento. L'uomo manifestava un istinto ossessivo attraverso il pedinamento della coppia, evidenziando sia il suo eccessivo senso di possesso che la volontà di punire l'ex moglie che amava un altro.

La Corte Suprema ha respinto l'argomento difensivo che contestava la legittimità dell'aggravante per motivi futili o abietti poiché i giudici di merito non avevano dato rilievo al profilo soggettivo o alla cultura del colpevole. Attualmente infatti, la giurisprudenza tende ad ignorare tali aspetti e a concentrarsi più sul comportamento dell'imputato.

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