L’avvocato di uno studio associato è comunque un lavoratore autonomo

La sentenza della Suprema Corte ha chiarito la natura autonoma del lavoro svolto dagli avvocati negli studi associati. Tale pronuncia, destinata a diventare un punto di riferimento per la disciplina del lavoro forense, evidenzia una distinzione cruciale tra lavoro autonomo e subordinato nei contesti professionali.

L’avvocato di uno studio associato è comunque un lavoratore autonomo

Un'avvocata di una prestigiosa «big law firm» milanese ha chiesto di essere considerata come lavoratrice subordinata. I giudici di merito hanno inizialmente respinto tutte le sue richieste relative al riconoscimento del carattere subordinato del suo rapporto di collaborazione con lo studio legale, ai sensi dell'articolo 2094 del Codice Civile, o almeno l'applicazione delle norme sul lavoro subordinato secondo il decreto legislativo 276/2003 e il decreto legislativo 81/2015.

La Corte di Cassazione ha confermato la natura autonoma della prestazione, basandosi su una particolare interpretazione degli indici giurisprudenziali: l'avvocata, durante i tredici anni di attività, aveva libertà di gestione dei suoi orari e delle attività legali, senza subire un vero potere direttivo dallo studio. Nonostante percepisse un compenso fisso e avesse un badge d'ingresso e accesso agli strumenti dello studio, il controllo su di lei era limitato.

Anche l'obbligo di esclusiva era interpretato come vincolo per evitare conflitti di interesse e non come elemento di subordinazione.

La Suprema Corte ha paragonato la situazione degli avvocati a quella di altre professioni intellettuali come medici e ingegneri, in cui l'autonomia è una caratteristica fondamentale. Anche in questi settori, i professionisti lavorano in modo indipendente, guidati da principi etici e deontologici propri della loro categoria, senza essere soggetti a una stretta gerarchia aziendale.

La sentenza rafforza dunque l'idea che l'attività forense si distingua per il suo carattere autonomo, in linea con l'indipendenza organizzativa e il rispetto dei principi deontologici che contraddistinguono la professione legale.

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